Mononucleosi e nutrizione coerente con la terapia
Nel decorso della mononucleosi è utile una nutrizione coerente con la terapia per modificare i comportamenti alimentari che favoriscono l’ infiammazione e aumentare cibo a PRAL negativo. La mononucleosi infettiva è denominata anche malattia del bacio, kissing disease a causa della sua trasmissione attraverso la saliva. Si tratta di una malattia infiammatoria connessa al virus di Epstein-Barr. La fascia di età più colpita è quella dei 15-35 anni, con una netta prevalenza negli adolescenti. La denominazione della malattia è dovuta all’elevazione nel sangue di una tipologia di cellula chiamata monocita. La mononucleosi può iniziare come una forma influenzale provocando faringite e talvolta tosse. La trasmissione da un soggetto malato avviene solo nei confronti di un individuo ugualmente sensibile tramite uno scambio di saliva. Il virus rimane latente nell’ospite per un certo arco temporale anche dopo la guarigione.
L’agente infettante della mononucleosi ovvero il virus Epstein Barr può determinare l’insorgenza di mononucleosi solo se il sistema immunitario dell’infettato lo permette. Si tratta di un’evidenza clinica che il virus pur contenente tutte le informazioni necessarie a generare la malattia sia in grado di infettare solo alcuni individui e altri no. La fragilità di un sistema immunitario è dunque il biglietto d’ingresso per il virus. Maggiore è tale fragilità, tanto aumenta anche il rischio di complicanze. La mononucleosi altrettanto impegna il malato con la lesione dei linfociti e l’aumento dei monociti. Il sistema immunitario è dunque contestualmente causa e bersaglio della mononucleosi.
Si discute sulla possibilità che una pregressa mononucleosi correli con alcune malattie autoimmuni eventualmente successive all’infezione. Oltre alle tipiche alterazioni ematologiche, la mononucleosi in fase acuta può determinare alterazioni a carico di tonsille, milza e fegato. Sopratutto nei confronti di queste complicanze si orienta la terapia convenzionale a base di una copertura antibiotica e talvolta ricovero. In alcuni casi di mononucleosi è necessaria una terapia con cortisonici. Contro la mononucleosi non vi sono cure convenzionali specifiche. Gli antivirali non hanno dimostrato una chiara efficacia e gli approcci verso la malattia accreditati sono orientati a contenere le complicazioni piuttosto che alla cura. Una delle motivazioni per cui si scopre la mononucleosi è la forte stanchezza che spesso segue all’infezione, e che può durare, se non trattata, anche per mesi. Il medico, di fronte ad un caso di astenia non motivata deve sempre indagare la possibile infezione precedente da mononucleosi.
La nutrizione non è certamente indicata per sostituire gli antibiotici o gli antivirali e nel trattamento delle malattie infettive. La nutrizione si associa a trattamento convenzionale della monucleosi per limitare il danno prodotto dall’infiammazione cronica con strategie alimentari atte ad abbassarla progressivamente. In tale contesto è necessario anche contrastare l’acidosi associata alla monucleosi. Le abitudini alimentari interferiscono in modo significativo con il corretto equilibrio del cortisolo. Stress e nutrizione inadeguata comportano, infatti, una disregolazione anche del ritmo circadiano dei glucocorticoidi. Il cortisolo dovrebbe esprimere la sua acrofase circadiana intorno alle nove del mattino e la sua batifase circadiana a mezzanotte. Alla presenza di stress sia endogeno, sia esogeno e soprattutto in seguito a ritmi alimentari non coerenti, si assiste a un’alterazione dell’asse HPA. Questa condizione è caratterizzata da perdita d’equilibrio tra gli ormoni CRH, ACTH e cortisolo. Gli effetti negativi di una circadianità perduta cortisolo e delle alterate retroazioni ormonali riguardano direttamente la risposta immunitaria e infiammatoria. Cibo adeguato secondo le retroazioni ormonali, determina anche una migliore risposta immunitaria e una minore espressione dell’infiammazione. Il paziente è alimentato con una sequenza nutrizionale, corretta da rapporti glicemici commisurati alla circadianità del cortisolo e soprattutto conservante la massa magra.
La nutrizione coerente con il trattamento non è applicata solo al fine di ottimizzare il peso forma, ma sopratutto per contenere la risposta infiammatoria e la acidificazione associata a molte patologie. Si tratta di una metodica complessa che considera la scelta del cibo e dello stile di vita parte integrante di una terapia. Una nutrizione coerente con il trattamento si associa efficacemente a terapia farmacologica consentendo di ridurne il dosaggio, motivo evidente per il quale è spesso banalizzata e trascurata nelle prescrizioni. La nutrizione coerente è anche uno strumento di prevenzione importante per molte malattie. Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso Ordine dei Medici, assicurandosi che operi le scelte in terapia tramite l’ analisi della composizione corporea. Il trattamento in nutrizione del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma al contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello