Intolleranze alimentari: l’esclusione di un cibo non funziona
Per le intolleranze alimentari l’esclusione del cibo implicato dalla nutrizione non è una tecnica consigliabile a medio lungo termine. L’esclusione del cibo comporta infatti indubbiamente un temporaneo beneficio, ma anche il trasferimento delle intolleranze dal cibo escluso verso il cibo consigliato. Per trattare le intolleranze alimentari è invece utile rimuoverne le cause. Il metodo opportuno è favorire un equilibrio acido-alcalino, per ristabilire la corretta attivazione enzimatica a livello digestivo utilizzando le retroazioni ormonali implicate nell’assunzione di cibo. Per intolleranze alimentari si intende una reazione avversa al cibo comunemente assunto. È un fenomeno distinto dalle allergie alimentari, che consistono in una reazione immunitaria dell’organismo ad un cibo episodicamente assunto.
Le intolleranze alimentari sono oggetto di ampie controversie in medicina sia per la diagnosi, sia per la terapia quando basata su una banale esclusione. L’unico fatto certo è l’esistenza della fenomenologia, che si scatena dopo assunzione di cibo specifico. Le intolleranze alimentari sono una impossibilità digestiva, per mancanza di enzimi e possono causare una vasta gamma di sintomi tra i quali prevalgono:
- eruzioni cutanee
- disturbi respiratori,
- disturbi digestivi
- reazioni stress correlate
I sintomi possono manifestarsi con tempistiche e severità diverse a seconda della storia clinica personale e dall’adattamento a stress. Si ritiene che l’ intolleranze alimentari possano essere conseguenze della congiunzione di diversi fattori trai i quali :
- inquinamento della catena alimentare
- acidificazione della alimentazione
- stress emozionale
- eccessivo consumo di cereali raffinati e lavorati a livello industriale
- eccessivo consumo di derivati del latte
- assunzione ripetitiva di stesso cibo
- stile di vita malsano
- disidratazione
- uso o abuso di farmaci
La nutrizione coerente con il trattamento delle intolleranze alimentari non esclude il cibo non tollerato, ma applica strategie al fine di modificare alcune cause della sintomatologia manifestata. Questo metodo incide su quelle abitudini alimentari che favoriscono l’insorgenza delle malattie infiammatorie del digerente e dunque le intolleranze alimentari. La nutrizione coerente con il trattamento valuta il carico glicemico degli alimenti per individuare una sequenza d’introduzione opportuna che rispetti i ritmi circadiani. Il recupero della circadianità del cortisolo è fondamentale per ridurre le infiammazioni. Una valutazione del PRAL Potential Renal Acid Load degli alimenti introdotti è necessaria per evitare la formazione di un bolo alimentare iperacido e pertanto irritante la muscosa intestinale. Spasmi e dolore sarebbero altrimenti la conseguenza. Anche la prevenzione di una carenza enzimatica digestiva è una finalità del trattamento. Una situazione metabolica caratterizzata da disidratazione e riduzione della capacità digestiva enzimatica favorisce l’insorgenza di episodi acuti caratterizzati da dolore addominale importante.
Una sequenza di cibo coerente finalizzata a rimuovere le intolleranze alimentari è calcolata per ristabilire la fisiologia nei seguenti parametri:
- recupero dell’idratazione
- riduzione dell’infiammazione cronica,
- riduzione dell’acidosi
- riduzione dell’ossidoriduzione
- recupero della massa magra
- recupero della circadianità nei feed back ormonali
- recupero della capacità digestiva enzimatica
Cibo e cura sono interconnessi da precisi rapporti ormonali, biochimici e metabolici. Il trattamento tramite nutrizione è integrativo e non sostitutivo di altri strumenti di terapia. Si consiglia di rivolgersi a un medico, verificando l’iscrizione dell’operatore presso Ordine dei Medici, assicurandosi che operi le scelte in terapia tramite l’ analisi della composizione corporea. Il trattamento in nutrizione del paziente non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma al contrario stabilisce con esse una virtuosa collaborazione e una straordinaria opportunità anche a livello di prevenzione.
Dott. Fabio Elvio Farello